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Come cantava Mick Jagger, leggendario frontman dei Rolling Stones, invecchiare è sicuramente un peso e ciò vale per le economie così come per le rock star.
Il mondo sta invecchiando (e parecchio in alcune aree geografiche) e per noi questo sta indubbiamente diventando un problema serio per la crescita economica. Ed è destinato a durare a lungo.
Esaminiamo i dati: in base allo US Census Bureau, l’8,5% dei 7,3 miliardi di persone che secondo le stime attualmente abitano il pianeta, ovvero 617 milioni, ha 65 anni o più.[1] Entro il 2050, questo numero è destinato ad arrivare al 20%, ovvero circa 1,6 miliardi di persone. In altri termini, tra 30 anni, circa un quinto dell’intera popolazione mondiale avrà più di 65 anni. [2]
È da notare che, entro il 2020, e per la prima volta nella storia umana, si prevede che gli ultra 65enni supereranno il numero di bambini di età inferiore a cinque anni. Il sorpasso è dietro l’angolo e questi due gruppi di età continueranno probabilmente a crescere in direzioni opposte per il prossimo futuro.
Nei paesi meno sviluppati, soprattutto quelli dell’Asia e dell’America Latina, ciò si sta verificando in tempi più rapidi e si prevede che il fenomeno sarà completato in meno di due decenni (vedi grafico di seguito).
Anche la velocità con la quale le popolazioni nazionali stanno invecchiando cresce in modo esponenziale. Una misura comunemente utilizzata per il tasso di invecchiamento è il numero di anni necessari ad una popolazione di 65enni ed oltre per raddoppiare dal 7% al 14% del totale. Per gli stati più sviluppati, in cui questo raddoppio è già avvenuto, ci sono voluti mediamente circa tre quarti di secolo. La Francia ha impiegato 115 anni, l’Australia 73, la Svezia 85 e gli Stati Uniti 65 anni.[3]
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e altri organismi hanno osservato che alcuni degli attuali paesi emergenti, contrariamente a quanto vissuto dai mercati sviluppati nel XX secolo, potrebbero essere le prime nazioni in cui il fenomeno dell’invecchiamento sta avvenendo più rapidamente rispetto a quello dell’arricchimento.
Le ragioni di questa disparità sono numerose e comprendono la capacità di allungare la vita, la medicina moderna, una migliore agricoltura, provvedimenti a livello sociale (ad esempio la politica del figlio unico in Cina). A prescindere dalla causa, è un fenomeno del tutto nuovo, accompagnato da possibili e serie implicazioni a livello economico, sociale e geopolitico.
Sempre per citare Mick Jagger, “Can’t Get No Satisfaction” (di mercato)
È un dato di fatto che il mondo sta invecchiando (e speriamo stia diventando anche più saggio, sebbene ciò sia ancora tutto da vedere). Ma questo cosa significa da un punto di vista economico, o più strettamente, di mercato?
Innanzitutto, esaminiamo la situazione attuale, in termini di forza economica. Malgrado tutti gli sforzi delle banche centrali per tappezzare il mondo di denaro, cosa abbiamo davvero ottenuto? Sì, abbiamo sostituito una potenziale depressione globale catastrofica e l’intero collasso del sistema bancario statunitense con una battuta d’arresto meno accentuata (che è passata alla storia come la Grande Recessione). Inoltre, abbiamo puntellato man mano gli attivi rischiosi (in alcuni casi in modo indiscriminato), spesso a spese di autentiche valutazioni fondamentali ed opportunità di alpha. Ma da un punto di vista della crescita economica, cosa abbiamo guadagnato? In base alle più recenti proiezioni, si direbbe non molto, almeno a quanto sembra.
Il 27 aprile, il Bureau of Economic Analysis ha dichiarato che nel primo trimestre l’economia statunitense è cresciuta solo dello 0,5% su base annua. Questa cifra ha deluso le aspettative, rispecchiando una crescita ad un tasso dimezzato rispetto al quarto trimestre 2015 e la crescita trimestrale più bassa dal primo trimestre del 2014, quando l’inverno fu considerato responsabile dei dati negativi (evidentemente furono tutti sorpresi che nel Nord America facesse freddo). È stato anche il terzo trimestre consecutivo di cali del tasso di crescita del PIL (prodotto interno lordo).
Sulla base di queste cifre pare che i massicci programmi di allentamento quantitativo (QE) (ZIRP, NIRP, LTRO, ESM, EFSM, ecc.), pur mitigando le conseguenze di una leva finanziaria eccessiva, non siano tuttavia riusciti nell’intento di stimolare la crescita. Perché?
Alcuni sostengono che la teoria economica alla base di questi programmi fosse difettosa fin dall’inizio (vedere il nostro post precedente: ZIRP e NIRP: effetti collaterali). Altri ritengono che sia stata, e ancora sia, l’unica via possibile. Forse occorrerebbe ancora altra liquidità? A mio modo di vedere, la risposta potrebbe essere nel mezzo e spero che in futuro si riesca a trovare questo punto di equilibrio.
A prescindere dalle tesi accademiche sul QE, esistono altri ostacoli strutturali reali e significativi che incidono sulla crescita economica ed il principale tra questi è la summenzionata esplosione dell’invecchiamento della popolazione. È una tendenza che non possiamo ignorare.
Il tempo è dalla nostra parte? No
L’economia può essere definita come lo studio di come le persone compiono scelte in condizioni di scarsità e l’impatto di tali scelte sulla società. In un mondo futuro in cui presumibilmente merci e servizi rimarranno statici, ma un numero minore di persone sarà disponibile per acquistare tali merci e servizi (scarsità della domanda), quale naturale aggiustamento economico possiamo aspettarci? Forse il crollo dei prezzi? La deflazione?
Le tendenze demografiche sono come una piccola perdita d’acqua in una stanza da bagno al piano superiore. Possono essere così graduali e sottovalutate da passare inosservate o non essere neppure notate per un po’ di tempo, anche decenni, fino al momento in cui quando la vasca da bagno sfonda il pavimento e precipita al piano di sotto. In altre parole, gli economisti e altri osservatori spesso non considerano un fattore importante l’invecchiamento della popolazione globale. Sebbene lo spostamento demografico sia stato finora omogeneo e graduale, ritengo che la potenziale volatilità che potrebbe un giorno portare nelle economie globali e sui mercati sia significativa. Si comincia a vedere la macchia sul soffitto?
Non bisogna dimenticare che la produzione dipende dalla popolazione, non solo per il lavoro, ma anche per i consumi. Il PIL ha due componenti di base: la crescita della produttività e l’aumento della forza lavoro. Quindi per far crescere un’economia occorre o che aumenti la popolazione (in età lavorativa) o che aumenti la produttività.
Ci abbiamo convissuto per molto tempo
Sembra piuttosto evidente che la forza lavoro non aumenterà nell’immediato. Consideriamo la generazione del baby boom, la massa di persone nate dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1946 e il 1964. In base al Pew Research Center di Washington, DC, negli Stati Uniti ogni giorno 10.000 baby boomer compiono 65 anni (l’età storicamente associata alla pensione). Questo fenomeno è iniziato nel 2011 e continuerà ogni giorno fino al 2029. Pensate alle implicazioni di questo dato di fatto: 10.000 persone al giorno!
Più pensionati significa meno nuove famiglie, spesa al consumo ridotta e pressioni al ribasso sui prezzi azionari, poiché il pensionamento riduce il potere d’acquisto. I boomer probabilmente venderanno le loro azioni per finanziarsi la pensione, in quanto la loro mentalità passerà dall’accrescere la ricchezza al preservarla. Nessun acquisto di nuove abitazioni, meno vacanze, non più acquisto frequente di nuove auto, consumi meno cospicui. La sanità sarà probabilmente la loro prima preoccupazione.
Secondo l’economista John Mauldin, i risparmi medi di un cinquantenne americano ammontano a 42.000 dollari. Una coppia di 65enni può prevedere di spendere per cure mediche 218.000 dollari nei prossimi 20 anni. Una persona su tre non avrà messo da parte nessun risparmio per la pensione a 65 anni e circa il 40% dipenderà al 100% dalla previdenza sociale. Guardando questi dati, non sembra che ci sia molto reddito disponibile all’orizzonte.
Una tempesta incombe (la nostra pensione)
Pensando all’avanzamento della macchina economica globale, è importante mettere in prospettiva alcune idee sull’invecchiamento ed il pensionamento della popolazione occidentalizzata. L’ipotesi che una persona esca dal mondo del lavoro a 65 anni e passi ad una piacevole vita fatta di partite a biliardo, una partita di golf alle 5 del pomeriggio, cena fuori e cinema in un residence per anziani a cinque stelle in Florida o in altre località soleggiate è un concetto sociale relativamente nuovo e decisamente occidentale.
Per gran parte della storia umana, le persone hanno lavorato fino a quando erano in grado di farlo fisicamente e, poco dopo, morivano (purtroppo, in alcune parti del mondo è ancora così). Quindi il concetto della vita da pensionati, sebbene rappresenti un grande avanzamento sociale, è relativamente nuovo. In quanto tale, le implicazioni economiche a lungo termine non possono essere ancora completamente comprese o previste.
Prendiamo ad esempio la politica cinese del figlio unico. Ha creato uno strato sociale in cui ciascun lavoratore della generazione attuale dovrà probabilmente prendersi cura di due genitori, quattro nonni e forse uno o più figli. Inoltre, la Cina non possiede un piano di previdenza sociale o reti di sicurezza analoghe, per cui un’ampia fetta di popolazione vive ancora al di sotto di quella che possiamo considerare la soglia di povertà. Senza pensare a consumi cospicui, quali sono le loro prospettive di semplice sopravvivenza quando saranno in pensione?
Non sempre puoi avere quello che vorresti …
A nostro modo di vedere, nell’insieme, gli ostacoli futuri posti dalla tendenza globale verso l’invecchiamento mondiale sono piuttosto inquietanti. La morale è che se vogliamo un’economia in crescita, ci deve essere un contesto economico positivo e fertile per la crescita. Oggi non sembra esservi, al di fuori delle banche centrali che gestiscono gli idranti della liquidità.
A prescindere dalle sfide strutturali, alcuni settori potrebbero beneficiare di questo cambiamento. Prevediamo una forte crescita del settore sanitario, ad esempio, comprese le tecnologie sanitarie ed i farmaci. Oppure, possiamo vedere nella tecnologia un vantaggio per sopperire al deficit di forza lavoro lasciato dai lavoratori che vanno in pensione. Forse le macchine possono produrre di più con meno.
Il punto è che non possiamo prevedere il futuro e quindi potremmo non ottenere quanto desideriamo da questo cambiamento di paradigma nella demografia mondiale. In conclusione, tuttavia, potemmo scoprire di ottenere cose di cui non avremmo mai pensato di aver bisogno.
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[1] Fonte: US Census Bureau, “An Aging World: 2015, International Population Reports”, marzo 2016.
[2] Ibid.
[3] Ibid.