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In occasione della riunione di politica monetaria di giugno la Federal Reserve (Fed) ha aumentato il tasso d’interesse di riferimento, il tasso dei Fed Fund, di 25 punti base portandolo a un range dell’1,75%-2,00%. La Fed ha inoltre comunicato previsioni aggiornate in termini di politica monetaria e proiezioni economiche. A quanto sembra, il mercato sta accogliendo con tranquillità gli ultimi interventi e orientamenti della Fed.
Attualmente la Fed prevede quattro rialzi dei tassi d’interesse per quest’anno. In occasione della riunione di marzo, erano previsti tre aumenti dei tassi. Riteniamo che non si debba attribuire un rilievo eccessivo a quest’aspetto, in quanto il consensus dei responsabili della politica della Fed è rimasto sostanzialmente invariato. Il dot plot della Fed ha evidenziato che otto persone si aspettavano quattro o più rialzi da un quarto di punto ciascuno nel corso del 2018, appena uno in più rispetto a marzo. Di conseguenza, una persona in meno ha prospettato un numero di aumenti pari o inferiore a tre.
Sebbene le notizie siano destinate a concentrarsi sul numero maggiore di aumenti dei tassi, per noi non è tanto importante se quest’anno la Fed aumenterà i tassi tre o quattro volte. Ciò che ci interessa maggiormente sono il ritmo del cambiamento e il tasso terminale, ossia il punto in cui la Fed cesserà di aumentare i tassi, e il tempo che ci vorrà per arrivare a tale punto. A nostro avviso, il ritmo della stretta monetaria rimane misurato e modesto.
La Fed ha mantenuto il tasso “neutrale”, ossia il tasso in corrispondenza del quale si ritiene che l’economia sia in equilibrio, al 2,9%.
Il presidente della Fed Jerome Powell ha inoltre annunciato che a partire dal prossimo anno si terrà una conferenza stampa dopo ogni riunione di politica monetaria, anziché ogni due, come accade oggi. Riteniamo che ciò conferisca alla Fed una maggiore flessibilità, senza essere necessariamente un segnale di maggiore o minore aggressività delle azioni della banca centrale.
Le proiezioni economiche rispecchiano fondamentali floridi
La Fed, che aggiorna le proprie proiezioni economiche ogni trimestre, ha continuato a rilevare un miglioramento dei fondamentali economici statunitensi.
- La Fed ha rivisto al rialzo la sua stima di crescita degli Stati Uniti per il 2018 dal 2,7% al 2,8%.
- Durante la riunione di marzo, la Fed ha innalzato la proiezione di inflazione per il 2018 (basata sulle spese al consumo personali) dall’1,9% al 2,1%, lasciando invece invariata al 2,1% la previsione di lungo termine per il 2020.
- La proiezione della Fed per il tasso di disoccupazione per il 2018 è scesa al 3,6% rispetto al precedente 3,8%.
- La Fed ha aumentato la proiezione a quattro rialzi dei tassi d’interesse nel 2018, collocando il tasso dei Fed Fund al 2,4% e mantenendo la proiezione per il 2020 al 3,4%.
Il ciclo economico è in fase di invecchiamento
Gli Stati Uniti hanno iniziato l’attuale ciclo economico da nove anni e dopo la seconda guerra mondiale hanno registrato soltanto un altro ciclo lungo 10 anni. Malgrado alcuni timori circa la durata di questo ciclo, sono pochi gli economisti che prevedono una recessione nel breve termine. Alcuni spostano le loro proiezioni di recessione economica addirittura a tre anni da ora. Qualora l’espansione economica continuasse altri due o tre anni, si tratterebbe chiaramente di un evento storico. Di conseguenza, la longevità del nostro ciclo attuale è sicuramente un fattore da considerare. Non è da escludersi che il ciclo possa cominciare a cambiare prima che la Fed raggiunga quello che ritiene attualmente il tasso terminale.
Naturalmente, a un certo punto la festa è destinata a finire. Ma per ora, riteniamo che la Fed possa mantenere il ritmo graduale di rialzi dei tassi. Riteniamo che anche i tassi d’interesse di lungo termine saliranno gradualmente.
La curva dei rendimenti dei titoli del Tesoro si è appiattita, un fattore anch’esso da tenere sotto osservazione. Qualora si invertisse e gli strumenti di debito di breve termine cominciassero ad avere tassi di rendimento più elevati di quelli di lungo termine, assisteremmo probabilmente a un notevole fermento in previsione di una recessione. Riteniamo che un’inversione della curva dei rendimenti sia improbabile, quanto meno nel breve periodo, ma che valga la pena ricordare che esistono forze non di mercato che potrebbero avere un effetto di compressione sul tratto a lungo termine della curva, ossia i Treasury decennali.
In Europa e Giappone è ancora in corso l’allentamento quantitativo (QE) e ciò non incide sul mercato statunitense, spingendo probabilmente il rendimento più in basso di quanto succederebbe in assenza del QE. Nel contesto attuale, riteniamo pertanto che il “potere predittivo” della curva dei rendimenti invertita potrebbe non essere lo stesso storicamente osservato.
La nostra conclusione complessiva in merito all’economia statunitense è che i fondamentali sottostanti rimangono solidi. Siamo in presenza di una buona crescita economica, di un alto livello di occupazione e di una bassa inflazione. Con i tassi d’interesse ancora ragionevolmente bassi, anche nonostante i rialzi dei tassi di quest’anno, i bilanci a livello societario e dei consumatori rimangono floridi. Nel primo trimestre, abbiamo osservato una crescita del patrimonio netto di oltre 100 trilioni[1] di dollari statunitensi, e questo è un dato positivo.
La crescita salariale non ha rispecchiato la tensione nel mercato del lavoro, che è stata considerata una sorta di dilemma, come ha riconosciuto anche Powell. Sebbene lasci interdetti, siamo del parere che si tratti di un fenomeno sicuramente curioso, ma non nuovo e probabilmente non destinato a cambiare all’improvviso. I fattori che hanno compresso i salari sembrano destinati a persistere, indipendentemente da globalizzazione, innovazione tecnologica, profilo demografico o altro ancora.
Sottolineiamo inoltre che i mercati non sono regolari ed è pertanto necessario avere un’ottica di lungo termine. In qualsiasi momento potremmo assistere a rialzi a fronte di una determinata notizia, ma è opportuno restare tranquilli e osservare l’andamento dell’economia. Continuiamo a concentrarci per non lasciarci influenzare dalle voci di breve termine.
Durante la conferenza stampa successiva alla riunione, quando gli è stato chiesto perché la Fed avesse aumentato i tassi, Powell ha risposto dichiarando che l’economia statunitense è “in ottima forma”. Riteniamo che ciò sintetizzi la situazione piuttosto bene.
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[1] Fonte: Federal Reserve degli Stati Uniti.