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Prospettive

Il rischio reale nei mercati globali attuali

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Sebbene alcuni osservatori temano che il ciclo economico globale si stia concludendo, Michael Hasenstab, CIO di Templeton Global Macro, descrive il rallentamento della crescita come una decelerazione ciclica, non come la fine del ciclo. Ciò che teme di più sono invece le vulnerabilità politiche che sta osservando nell’economia globale di oggi e sostiene che l’aspetto più preoccupante è la crescente frammentazione del mondo dovuta alle politiche populiste.

Un mondo di estremi

Mi viene spesso chiesto quale sia a mio avviso il rischio più grande per l’economia globale. Oggi direi che è il panorama politico estremo in molte parti del mondo. L’aumento delle frustrazioni dovuto a fattori come immigrazione e disuguaglianza di reddito ha fatto emergere il populismo sia a sinistra che a destra e questo può determinare politiche economiche molto pericolose e fiscalmente insostenibili. Queste politiche populiste promettono molto a breve termine, ma non possono realizzare risultati a lungo termine e possono imbrigliare i governi con enormi quantitativi di debito.

Più volte abbiamo osservato l’emergere di queste dinamiche. Negli Stati Uniti vi sono frizioni con la Cina e l’incapacità del Congresso di approvare un bilancio di spesa. Nel Regno Unito, il disaccordo sulla Brexit e su come gestirla ne sono un altro esempio. Vi è poi l’aumento della popolarità dei partiti anti-Unione Europea e anti-establishment, come in Germania, Italia o Belgio e il rigetto da parte dei francesi della visione del Presidente Emmanuel Macron di un’Europa integrata.

Temo che ciò accada perché il mondo è sempre più frammentato e perché molti paesi si stanno chiudendo in se stessi; in questo modo sarà difficile affrontare un potenziale shock globale. Sarà sempre più difficile perseguire lo stesso tipo di risposta politica coordinata tra le varie banche centrali di tutto il mondo che ci ha consentito di uscire dalla Crisi finanziaria globale nel 2008-2009.


In prospettiva, una crescita globale più lenta

La crescita globale e l’economia statunitense sembrano trovarsi in una decelerazione ciclica, che noi tuttavia non riteniamo sia la fine del ciclo. Nei trimestri precedenti la Cina aveva accelerato il suo piano di produzione per essere in anticipo sui potenziali aumenti dei dazi inizialmente previsti per il 1° gennaio. Ora ha tagliato il ritmo ed è passata a un volume di produzione inferiore e questo effetto si sta trasmettendo ad altri paesi. Non riteniamo che per gli Stati Uniti o per l’economia globale vi sia una recessione all’orizzonte. Vi è una decelerazione in termini di alcune dinamiche d’investimento dopo i grandi piani di stimolo, in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia l’economia statunitense non è massicciamente surriscaldata in quanto non abbiamo osservato lo sviluppo di un eccesso di investimenti o di capacità che dovrebbe essere eliminato da una recessione. Complessivamente, a nostro avviso non sussistono le condizioni economiche per una recessione massiccia, eccetto alcuni importanti eventi sui mercati finanziari.

Per il 2019 prevediamo in generale un passaggio dalla crescita globale sincronizzata degli ultimi anni a una crescita trainata dagli Stati Uniti. Un mercato del lavoro eccezionalmente contratto rimane un elemento distintivo dell’attuale economia statunitense. Gli Stati Uniti sono oltre la totale occupazione, mentre al contempo l’attuale amministrazione ha ristretto l’immigrazione legale e illegale. L’effetto naturale sarebbe una tendenza in aumento dei salari ed è esattamente ciò che stiamo osservando. A sua volta, l’aumento dei salari sostiene i consumi, il maggior propulsore dell’attività economica statunitense. Prevediamo che nel 2019 un robusto mercato del lavoro, salari in aumento e solidi consumi continueranno a trainare l’espansione dell’economia statunitense.


Cambio di ruolo della Cina

Il ruolo della Cina nel mondo sta cambiando in misura sostanziale, a nostro parere, facilitato dalla politica estera isolazionista degli Stati Uniti. Nonostante la crescita cinese stia rallentando, riteniamo che abbia gli strumenti fiscali necessari per prevenire una crisi economica profonda, in assenza di uno shock finanziario esogeno. Ciò premesso, lo scenario cinese di “atterraggio duro” che tutti sembrano temere non è proprio dietro l’angolo, a nostro avviso.

Questo diverso contesto sta creando alcune nuove dinamiche e vuoti economici per alcuni paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia. La Cina ora sta intervenendo per colmare il vuoto e assumere un ruolo più importante nei paesi con cui gli Stati Uniti hanno interrotto i rapporti, in particolare nei paesi a cui gli Stati Uniti non sono disposti a concedere aiuti finanziari. Riteniamo pertanto che l’influenza economica della Cina nel mondo sia destinata a crescere.


Opportunità nei mercati emergenti

Considerato questo complesso contesto globale, ci concentriamo sulle politiche fiscali, economiche e sociali dei singoli paesi, ossia quelle che a nostro avviso daranno impulso in ultima analisi all’attività economica. La grande domanda è se un paese riuscirà a liberarsi di politiche miopi e populiste a favore di una visione di più lungo termine. Per i paesi che riusciranno a farlo, a nostro parere le opportunità saranno superiori. Due esempi sono l’Argentina e il Brasile, dove i governi sono stati decisi nel perseguire politiche responsabili e ortodosse nonostante le continue pressioni politiche e le recenti correzioni nei mercati emergenti. Riteniamo che l’esposizione a mercati emergenti selezionati sia un importante elemento di diversificazione di un portafoglio, la cui performance dipende più dall’alfa di un singolo paese e meno dal beta del mercato più ampio.

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