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Azionari

Tre modi per leggere il rally dell’oro da una prospettiva azionaria

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Secondo Steve Land, Franklin Equity Group, nonostante quest’estate l’oncia troy abbia segnato il suo massimo storico a più di 2.000 dollari, il metallo giallo potrebbe apprezzarsi ulteriormente. Il nostro analista spiega inoltre perché il contesto attuale potrebbe offrire alle miniere aurifere nuove opportunità per consolidare il loro ruolo.

Ad agosto il prezzo dell’oro è salito per la prima volta sopra i 2.000 dollari USA all’oncia, in reazione all’indebolimento del biglietto verde, ai rendimenti reali USA ai minimi assoluti e all’acuirsi delle tensioni geopolitiche fra Stati Uniti e Cina. Anche la quantità senza precedenti di stimoli e di altri finanziamenti di emergenza dispensati in tutto il mondo per sostenere le economie azzoppate dalla pandemia di COVID-19, compresi i tassi di interesse stracciati, hanno continuato a sostenere il prezzo dell’oro.

Nonostante i massimi raggiunti quest’estate dal metallo giallo, rileviamo ancora fattori di stimolo in grado di accrescere ulteriormente il suo valore. A nostro avviso, l’oro può beneficiare dei picchi di volatilità del mercato e delle preoccupazioni crescenti per l’impatto economico del coronavirus, in quanto gli investitori cercano asset percepiti come rifugi sicuri. Una caratteristica tipica dell’oro è la sua bassissima correlazione con le altre asset class, che lo rende un candidato ideale come strumento di diversificazione del portafoglio nelle fasi di incertezza dei mercati.

Opportunità per i produttori di oro

Continuiamo ad apprezzare le prospettive a lungo termine di alcune azioni concentrate sull’oro e sui metalli preziosi, soprattutto se i prezzi dell’oro riuscissero a mantenersi intorno ai livelli correnti o apprezzarsi ulteriormente nei mesi a venire. A nostro avviso, i picchi delle quotazioni aurifere offrono ai produttori del metallo giallo l’opportunità di ridefinire come vitale il loro apporto in un portafoglio di investimenti diversificati.[1]

Opportunità n. 1: Sfruttare il maggior prezzo dell’oro per aumentare la redditività

Negli ultimi anni i titoli auriferi non hanno imitato il rally del metallo giallo. Con l’oro a 1.250 dollari all’oncia, vicino alla media a sei anni mantenuta da metà 2013 a metà 2019, molte società focalizzate sull’oro hanno faticato a generare un free cash flow. Dalla nostra analisi, infatti, emerge che per molti produttori i costi totali sfiorano quel livello.

I costi di estrazione si mantengono tendenzialmente fissi, pertanto un prezzo maggiore del metallo può riflettersi direttamente sul profitto. A nostro giudizio, il recente rally dei prezzi dell’oro dovrebbe aumentare in modo sostanziale il cash flow in tutto il settore. Con l’ulteriore apprezzamento del metallo giallo e le minori pressioni sui costi dei fattori produttivi per effetto dei carburanti più convenienti e dello scarso aumento del costo del lavoro in molte aree del mondo, la crescita dei margini accresce ora ulteriormente il nostro interesse verso le azioni aurifere.

Nonostante la corsa ai massimi storici dell’oro, la maggior parte delle società minerarie ha continuato a focalizzarsi sul miglioramento della struttura dei costi aziendali, sul rimborso del debito e sulla razionalizzazione degli asset, che riteniamo dovrebbero portare a migliori bilanci e performance azionarie più elevate in futuro. A nostro giudizio, i team di gestione sembrano sempre più attenti a trasformare l’aumento del prezzo dell’oro in free cash flow che può essere restituito agli azionisti sotto forma di dividendi o reinvestito in progetti ad alto rendimento.

Opportunità n. 2: Sfruttare le maggiori dimensioni per migliorare l’attività

Dati diversi anni di sottoinvestimenti da parte dell’industria aurifera, nei prossimi mesi ci aspettiamo di assistere a un nuovo ciclo di fusioni e acquisizioni. Benché nell’immediato la spinta alle acquisizioni sia diminuita a causa delle restrizioni ai viaggi e di altre svalutazioni aziendali di breve termine associate alla pandemia di COVID-19, in una prospettiva temporale più lunga riteniamo che le società che gestiscono più miniere dovrebbero essere in grado di prendere decisioni migliori in materia di allocazione del capitale. Riteniamo probabile che queste società investiranno solo nei loro migliori progetti e, di conseguenza, che raggiungeranno multipli di mercato più elevati.

La disponibilità di manodopera è un altro fattore di consolidamento: c’è carenza di lavoratori qualificati ed esperti che siano interessati e idonei a lavorare nell’industria mineraria. Le aziende più grandi e ben gestite dovrebbero avere più successo nella competizione per assumere e fidelizzare i migliori talenti.

Le società con molteplici attività minerarie contribuiscono anche a diversificare il rischio di portafoglio per gli investitori generalisti. Questi investitori potrebbero non essere interessati a detenere in portafoglio diverse società aurifere o ad assumersi l’aumento del rischio associato al possesso di un singolo asset o di una società mineraria in fase di sviluppo. Inoltre, in un mondo dominato dai fondi indicizzati, crediamo che una maggiore capitalizzazione di mercato e una liquidità più abbondante rappresentino vantaggi tangibili.

Opportunità n. 3: Creare nuovi modi per i consumatori di guardare all’oro

Grazie all’attenta formazione e all’importante sostegno del World Gold Council (WGC), le banche centrali di tutto il mondo riconoscono ora il ruolo dell’oro come riserva di valore e componente essenziale del loro aggregato soggetto a riserva obbligatoria. Di conseguenza è mutato il ruolo di molte banche centrali: da importanti fonti di approvvigionamento negli anni Novanta a grandi acquirenti negli ultimi anni. In effetti, nel 2018 e nel 2019 gli acquisti di oro da parte delle banche centrali hanno segnato i massimi livelli degli ultimi 50 anni.[2]

Lo sviluppo e la più ampia adozione di ETF garantiti da oro fisico – anche grazie agli sforzi del WGC – hanno contribuito ad ampliare la partecipazione al mercato e a creare nuove fonti di domanda di oro da parte degli investitori. L’introduzione degli ETF sull’oro nei primi anni del 2000 ha fatto notevolmente avanzare il settore. Questi ETF hanno attratto nuovi grandi pool di capitali, che in precedenza non avrebbero investito nel metallo giallo, e contribuito a creare una maggiore efficienza nel meccanismo di determinazione del prezzo dell’oro.  Gli acquisti di ETF sono stati una delle principali fonti di domanda di oro fisico negli ultimi sei mesi.

Ancora oggi, tuttavia, gran parte dell’oro del mondo e la maggior parte dell’oro prodotto ogni anno è detenuto sotto forma di gioielli o di monete e lingotti per piccoli investitori. La stampa 3D e i progressi della scienza dei materiali hanno creato nuovi modi per far interagire i consumatori con molti materiali, ma poche di queste conoscenze sembrano essere state applicate all’industria aurifera al di fuori dell’elettronica sofisticata che richiede connessioni, interruttori e contatti relè altamente affidabili (ad esempio, computer, TV, lettori multimediali, telefoni cellulari e console di gioco contengono tutti piccole quantità di oro).

La maggior parte degli oggetti d’oro in vendita oggi sono quasi identici a quelli di 100 anni fa. Riteniamo che si debba fare di più per sostenere l’acquisto di oro fisico; l’introduzione di nuovi prodotti potrebbe rappresentare una solida fonte di crescita della domanda futura.

Il futuro

Prima del recente movimento al rialzo del metallo giallo, l’industria aurifera ha sopportato una dura recessione che ha cambiato le regole del gioco per i produttori d’oro. Ora l’industria ha l’opportunità di utilizzare l’aumento del prezzo dell’oro come un trampolino di lancio verso la costruzione di imprese più forti e sostenibili.

Guardando ai prossimi anni, per i produttori d’oro intravediamo la possibilità di spiccare il volo attraverso la creazione di imprese più solide mentre continuano a modernizzare la vendita e la commercializzazione di uno fra i più antichi e rinomati beni rifugio: l’oro.

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[1] La diversificazione non garantisce utili né protegge contro il rischio di perdite.

[2] Fonte: World Gold Council, “Gold Demand Trends Q1 2020”, 30 aprile 2020.