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Prospettive

Evoluzione dell’accesso degli investitori alla Cina

Secondo Dina Ting l’imprevedibilità delle politiche e degli interventi governativi nei singoli Paesi può favorire la disaggregazione dell’esposizione internazionale. Coadiuvata dai membri del Global Index Portfolio Management Team Dina Ting illustra gli effetti di alcuni dei recenti sviluppi normativi in Cina sugli ETF (exchange traded fund).

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Da tempo l’imprevedibilità delle politiche e degli interventi governativi nei singoli Paesi è una delle principali ragioni per cui gli investitori istituzionali scelgono di disaggregare l’esposizione internazionale. Oggi la situazione non è cambiata, le misure introdotte di recente dalle autorità cinesi al fine di bilanciare programma di governo (introduzione di misure antimonopolitische, per la sicurezza dei dati e dirette a settori specifici) e crescita ha provocato una forte reazione degli investitori e alimentato l’agitazione sui mercati. Apparentemente la recente stretta normativa rientra nel piano di Pechino per trasformare la Cina in “un’economia socialista modernizzata” e raggiungere obiettivi quali prosperità generale, sviluppo green e autosufficienza in relazione a tecnologie e settori strategici. La determinazione del governo dovrebbe rivelarsi positiva per l’economia cinese in un’ottica di lungo periodo, ma le ultime modifiche al quadro normativo rappresentano un nuovo ostacolo per gli investitori che faticano a capire quali saranno le ripercussioni del recente giro di vite sui loro investimenti in Cina.

Come illustrato nell’ultimo aggiornamento del team Emerging Markets Equity di Franklin Templeton, una delle principali variazioni alla regolamentazione riguarda la messa al bando delle strutture VIE (variable interest entity), uno strumento con cui gli investitori esteri potevano accedere al segmento del tutoring doposcuola. Di conseguenza, la valutazione dell’esposizione dei veicoli di investimento alle aziende cinesi ha catalizzato l’attenzione.

Le VIE in breve:

  • La VIE (variable interest entity) è una struttura giuridica ampiamente utilizzata per facilitare il finanziamento offshore delle società cinesi. Grazie a tale strumento molte note aziende cinesi di grandi dimensioni – con una capitalizzazione di mercato complessiva di oltre USD 1.700 miliardi – hanno potuto quotarsi al di fuori della Cina, ad esempio sulle borse di Stati Uniti e Hong Kong e raccogliere capitali.
  • La VIE si basa su contratti che garantiscono all’investitore estero il controllo (ma non la proprietà diretta) dell’interesse economico della società quotata. Pertanto, le VIE hanno aperto la strada agli investimenti esteri in settori come la tecnologia, in cui la Cina avrebbe altrimenti introdotto delle limitazioni.

Il divieto delle VIE nell’area del tutoring doposcuola ha alimentato i timori degli investitori circa l’attuazione a sorpresa di misure analoghe in altri settori, con il conseguente aumento della volatilità sul mercato cinese. Il segmento del tutoring doposcuola (che rappresenta meno dello 0,5% dell’indice) ha evidenziato una flessione media del 74% in luglio mentre il FTSE China RIC Capped Index ha ceduto il 13,4% nei tre giorni successivi all’annuncio delle nuove norme per poi recuperare il 5,5% sempre nell’arco di tre giorni.1 Chiaramente la Cina è impegnata a ridefinire i termini (ambigui) per la partecipazione degli investitori esteri sul mercato locale, ma non crediamo che l’attuale inasprimento della regolamentazione segnerà l’uscita di scena delle VIE o rappresenterà un impedimento significativo agli investimenti esteri in generale.

Mentre il 61% del FTSE China RIC Capped Index fa affidamento sulle VIE ed è quindi esposto a possibili nuove modifiche alla regolamentazione, un ulteriore 16% è investito mediante A-share cinesi. A confronto, l’MSCI China Index è composto per il 65% da VIE e per il 14% da A-share cinesi2. Le A-share cinesi, inserite in numerosi indici del mercato nel complesso nel 2018, sono una classe di azioni relativamente nuova per gli investitori USA e hanno permesso un importante passo avanti in termini di investimenti diretti nelle aziende cinesi. Attualmente il livello di inclusione delle A-share cinesi negli indici FTSE è pari al 25%, pertanto ci aspettiamo che il peso di tali titoli aumenti in futuro.

Siamo tuttora ottimisti circa le opzioni a disposizione degli operatori esteri per investire in Cina ma ci aspettiamo una prosecuzione del ciclo di inasprimento normativo visto che il governo intende accrescere l’equità sociale e la stabilità. Quello illustrato nel presente approfondimento è un esempio calzante del “fattore Paese” che, a nostro avviso, supporta la decisione di disaggregare l’esposizione azionaria internazionale in favore di strategie di investimento incentrate sui singoli Paesi. Data la sua capitalizzazione di mercato, la Cina rappresenta ben il 41% del FTSE Emerging Markets Index e il 37% dell’MSCI Emerging Markets.3 Tuttavia, la scelta di affidarsi solo al successo economico delle aziende in uno specifico Paese ai fini della determinazione del relativo peso in un indice potrebbe rivelarsi poco lungimirante.

Fattori macroeconomici e geopolitici come regolamentazione, scambi commerciali, politiche fiscali e sociali contribuiscono alla determinazione delle prospettive di crescita e della traiettoria dell’economia di un Paese, nonché del suo posizionamento competitivo sui mercati globali.  Verosimilmente tali fattori acquisiranno maggiore rilevanza negli anni a venire e gli investitori dovranno adeguare la strategia di investimento al fine di bilanciare rischio e rendimento. È importante che gli investitori siano consapevoli della gamma di rischi e opportunità unica offerta da ciascun Paese e dell’eventuale necessità di disaggregare l’esposizione al mercato nel complesso in favore di un’allocazione ai singoli Paesi al fine di ottenere risultati migliori.

Quali sono i rischi?

Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle azioni subiscono rialzi e ribassi, talvolta estremamente rapidi e marcati, a causa di fattori che riguardano le singole società oppure particolari settori o segmenti, nonché delle condizioni di mercato generali. Agli investimenti in titoli esteri sono associati rischi particolari, inclusi rischi legati a sviluppi politici ed economici, pratiche di trading, disponibilità delle informazioni, fluttuazioni di tassi di cambio valute e mercati e politiche limitate; gli investimenti in mercati emergenti comportano rischi maggiori relativi agli stessi fattori. Nella misura in cui una strategia si concentra di volta in volta su particolari paesi, regioni, industrie, settori o tipi di investimento, può essere soggetta a un rischio più elevato di sviluppi negativi in tali aree di focalizzazione rispetto a una strategia che investe in una gamma più ampia di paesi, regioni, industrie, settori o investimenti. La Cina può essere soggetta a livelli notevoli di instabilità economica, politica e sociale. Gli investimenti in titoli di emittenti cinesi comportano rischi specifici per la Cina, tra cui determinati rischi legali, normativi, politici ed economici.

Per gli ETF a gestione attiva, non vi è alcuna garanzia che le decisioni di investimento del gestore generino i risultati desiderati.

Gli ETF sono negoziati come titoli azionari, il loro valore di mercato è soggetto a fluttuazioni e possono essere scambiati a prezzi superiori o inferiori al loro valore patrimoniale netto. Le commissioni di intermediazione e le spese degli ETF ridurranno i rendimenti. Le azioni di ETF possono essere comprate o vendute per tutta la giornata al loro prezzo di mercato nella borsa nella quale sono quotate. Tuttavia, non vi può essere alcuna garanzia che un mercato di scambio attivo per le azioni ETF si svilupperà o sarà mantenuto, o che la loro quotazione continuerà o rimarrà invariata. Sebbene le azioni degli ETF siano scambiabili su mercati secondari, potrebbero non essere prontamente negoziabili in tutte le condizioni di mercato ed essere scambiate a sconti significativi nelle fasi di tensione sul mercato.

Le strategie a gestione attiva possono registrare perdite qualora le valutazioni del gestore in termini di mercati, tassi d’interesse oppure attrattività, valori relativi, liquidità o potenziale apprezzamento di particolari investimenti operati per un portafoglio, si dimostrino errate. Non può esservi alcuna garanzia che le tecniche o le decisioni in materia di investimenti di un gestore generino i risultati desiderati.

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1 Fonte: Bloomberg al 01/08/2021. Gli indici non sono gestiti e non è possibile investire direttamente in un indice. Non tengono conto di commissioni, spese od oneri di vendita. I rendimenti passati non sono indicazione o garanzia di risultati futuri.

2 Fonte: Bloomberg al 29/7/2021. Metodologia di classificazione delle VIE: Siccome né gli ADR USA né le aziende cinesi quotate sulla borsa di Hong Kong sono costituite in paradisi fiscali (Isole Cayman, Bermuda, Isole Vergini, ecc.) vengono classificati come VIE.

3 Fonte: Morningstar al 30/07/2021.